Il fascino e la bellezza del canto monodico hanno da sempre ispirato i compositori di varie epoche musicali, dal barocco sino ai giorni nostri, i quali hanno potuto attingere da questo ricco patrimonio per restituire, in particolare al canto gregoriano, una sorta di seconda giovinezza: non di rado infatti, soprattutto recentemente, è possibile ascoltare esecuzioni vocali o strumentali nelle quali vi è una chiara matrice di origine modale quale tema ispiratore, tema che rimanda l'ascoltatore a sonorità "arcaiche" pur calate magari in un'atmosfera contemporanea.
Questa apparente contrapposizione, una sorta di "Concordia Discors" tra la semplicità e l'austerità del canto gregoriano e le sonorità raffinate e ricche di sfumature tipiche della musica francese del secolo scorso, è il tema che muove l'Officium Consort in questo nuovo progetto musicale: la possibilità di proporre, a fianco del repertorio gregoriano che è ormai da anni patrimonio consolidato del coro, una sorta di rielaborazione dello stesso in chiave "moderna" nelle composizioni di Maurice Duruflé, sicuramente uno tra i più rappresentativi compositori francesi del secolo passato, che nella stesura delle sue opere ha spesso attinto all'antico, traendone le fondamenta delle sue composizioni.
Maurice Gustave Duruflé (Louviers 1902 - Parigi 1986), fu compositore ed organista titolare a St. Etienne-du-Mont a Parigi per più di 40 anni. Dell'intero suo corpus compositivo l'Officium Consort propone l'ascolto di due tra le composizioni sacre più conosciute: il trittico Prélude, Adagio et Choral varié sur le Veni Creator op. 4 (1930) per coro virile ed organo, e la Messe Cum Jubilo op. 11 (1966) per baritono solista e coro virile, nella prima versione scritta che prevede l'accompagnamento d'organo.