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I Cristiani in Europa: un popolo con una missione

Si è recentemente svolto a Barcellona il 29° Colloquio Europeo delle Parrocchie, un’esperienza che si ripete ogni due anni in una sede diversa dove gli itineranti pellegrini della fede, si incontrano da decenni alla ricerca di senso e profondità.  Per cinque giorni il Colloquio ha coinvolto 157 partecipanti provenienti da 13 paesi, anche extra UE perché l’Europa è un concetto più alto e scavalca i confini politici ed amministrativi, soprattutto in un momento molto critico che ne mette alla prova la stabilità e i valori: Belgio, Catalogna, Germania, Francia, Malta, Lituania, Austria, Romania, Svizzera, Ucraina, Ungheria, Slovacchia, Lituania e, naturalmente, l’Italia rappresentata in grandissima parte dal Friuli da cui sono partiti, in auto e in aereo, tredici pellegrini fra cui il più piccolo partecipante, Simone, di nemmeno due anni.  Cinque le lingue usate nella comunicazione in un’armonica sinfonia di voci e toni, una macedonia di lingue orchestrate durante le conferenze, i lavori di gruppo, le tavole rotonde o le semplici chiacchiere in mensa o salendo in ascensore. Tradurre è un po' tradire, è rendere in altri modi concetti a volte espressi con giri di parole sconosciuti alla lingua madre. Non è facile e si rischia di perdere il senso profondo dell’espressione originaria. Ma comunicare al mondo è come guardare il mondo: non è possibile farlo con la modalità del monologo. Il dialogo è necessario, oggi più che mai. Nel contesto in cui mi sono trovata per la quarta esperienza di traduttrice, il francese e il tedesco sono ancora le lingue imprescindibili perché uniscono paesi che le parlano in un'Europa dove sono ancora culture possenti. La Catalogna che ci ha ospitato è bellissima e pulita, orgogliosa delle sue spinte autonomiste e della sua lingua. Barcellona è lineare e vivace, poco ingolfata di caos e traffico, sempre una grande città di mare e vita.  Ho vissuto la sensazione di essere in un luogo privilegiato che condivide l'ideale cristiano nonostante le sfide che il mondo ci presenta quotidianamente.

Passeggiando nei viali della storia maestosa della nostra civiltà, il cammino delle parrocchie e dei suoi uomini e donne non può non tenere conto dei cambiamenti radicali della nostra epoca di paura e di rovesciamento delle sicurezze. L' Europa qui c' è, arroccata su una fortezza secolare. I giovani partecipanti, 39, hanno chiesto a gran voce o sussurrando di essere attori attivi, una maggiore dinamicità e un linguaggio più vicino a loro, anche attraverso la rete, ad una Chiesa che li coinvolga maggiormente e che non abbia paura di loro.  Desiderano dei pastori pieni di entusiasmo ed accoglienza vera che rappresentino loro con l’esempio l’amore di Dio al di là della formalità rituale. A Barcellona c’era anche l'Europa dell'Est con i suoi riti diversi, con i preti con al seguito le loro famiglie e i loro tanti figli. C' era Malta con il suo sole e il suo essere isola, paese da cui proviene il nuovo presidente del Cep per i prossimi anni. E c’era anche molto Friuli a rappresentare l'Italia. È curioso che, dopo una giornata nella Babele, si cerchi sempre il porto sicuro delle origini per trascorrere i momenti liberi " in famiglia", dove ci si capisce in Marilenghe e ci si sente uniti. Come in un Fogolar Furlan all’estero. Perché quando si è lontani da casa viene naturale parlare nella lingua del cuore. Il giovedì prima della partenza il gruppo ha potuto godere della visita guidata alla Sagrada Familia che come tutte le famiglie è in divenire e ha un progetto mirabile alle spalle. A guardare in alto per vedere dove finiscono le sue guglie si prova un senso di vertigine, come quando si guarda il cielo che però rimane la meraviglia irraggiungibile per l’uomo che lo contempla sperando di avvicinarlo un po'. Cinque giorni di valore e sospensione della vita normale che arricchiscono sempre molto. Un pieno di buona energia e pensieri edificanti da portare a casa, nelle famiglie e nelle parrocchie. Al Colloquio Europeo delle Parrocchie è sempre facile capire e mettere in pratica l’ecumenismo. Nella vita quotidiana no. Ma da Barcellona è giunta una voce di speranza che ha la forza di abbattere muri e confini. Non a caso ad inizio lavori la delegata al Consiglio D’Europa, Elisabeth Conreaux, ha parlato di speranza poggiandosi sui pilastri che avevano fatto nascere i valori europei, invitando a continuare il percorso senza perderli di vista, nelle nostre case, nelle nostre parrocchie e nei nostri paesi, continuando a testimoniare l’amore di Dio per ogni uomo che non può non partire dall’incontro. E’ questo il senso profondo di ogni Colloquio Europeo delle Parrocchie. Appuntamento fra due anni a Lviv, Ucraina. Profondo lontano Est che avrà molto da dire e da chiedere.

 

 

Biancamaria Gonano