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Normalità?

Normalità?

Quante volte, soprattutto in questi ultimi mesi, abbiamo sentito o, forse, pronunciata questa parola. Più che giustificata dopo due anni così complicati che abbiamo vissuto durante questa epocale pandemia che ha fatto rispolverare agli storici le pesti medioevali ed anche quelle che si sono succedute negli ultimi secoli.

Normalità dice il bisogno di ritornare alla ‘tranquillità’, alla vita di prima, libera da mascherine, limitazioni e indicazioni varie. E fino a questo punto potrebbe andare bene.

Ma se normalità volesse significare, invece, vivere come se nulla fosse successo e, per i più fortunati, senza nemmeno una traccia nel fisico, nei ricordi, nel morale… allora personalmente non sono d’accordo. Viviamo un’epoca così veloce nei tempi che tutto scorre come un film, come le immagini concentrate di uno spot, troppo rapide per incidere. Si parla infatti di infodemia per la quantità enorme di informazioni ed altro che ogni giorno ci raggiungono.

Se anche degli eventi così forti e tragici come la pandemia ed ora la guerra in Ucraina passassero inutilmente nella nostra storia personale e sociale, saremmo ancora una volta colpevolmente bocciati da quella maestra che è la storia. Come l’universo e la storia umana così anche la nostra persona ha come legge la crescita, lo sviluppo (anche nella terza e quarta età!). Non cambiare nulla, non imparare nulla significa condannarsi all’ignoranza ed alla paralisi.

Questo cambiare rotta, in questo tempo quaresimale, la Bibbia lo chiama ‘conversione’, ritorno a Dio, inversione di marcia. Quello che mi/ci sorprende è questo: Dio, quello della nostra fede rivelatosi in Gesù di Nazaret, anch’egli nel suo sconfinato e imprevedibile amore per l’umanità è “cambiato”, quando si è messo nei nostri panni (Natale) e quando ucciso e sepolto dagli uomini è risuscitato (Pasqua). Questo, decisamente, non è normale!

don Claudio