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Non è solo la Parola di Dio di queste ultime feste a spronarci:”Andate in tutto il mondo…” (Ascensione); “… anche voi mi renderete testimonianza..” (Pentecoste); “Andate e rendete discepole tutte le nazioni…” (Trinità); ma è anche la voce del mondo e dei popoli a scuoterci da una fede ancora troppo sedentaria: il fenomeno enorme e ormai ineludibile delle migrazioni, il referendum in terra d’Irlanda, il problema dell’Ucraina, il nazionalismo antieuropeista che vediamo risvegliarsi nelle elezioni dei vari Stati, la chiusura egoistica di alcuni, la barbarie terroristica che minaccia, perseguita, uccide non solo i cristiani, ma anche le proprie minoranze…

Nel suo discorso al Parlamento Europeo (Strasburgo, 25 novemnbre 2014) papa Francesco non ha esitato ad affermare che l’Europa dà di sé un’immagine “invecchiata e compressa… un’Europa nonna e non più fertile e vivace che dà di sé un’impressione di stanchezza, d’invecchiamento”.

Come cittadini e come credenti non possiamo lasciare inascoltato questo appello. Lo dico mentre mi accingo, con altri 15 cristiani friulani, a partecipare al 28° Colloquio Europeo delle Parrocchie in programma a Lisieux (Francia). Gli organizzatori hanno scelto come motto, proprio l’invito di papa Francesco “Mandati a servire: andate nelle periferie”.

Come cittadini responsabili e come cristiani siamo dunque invitatia muoverci, ad uscire per coltivare e nutrire la speranza di questi tempi così fragile ed ammalata. Francesco, in quell’importante discorso, ci indica pure gli àmbiti bisognosi ora di speranza e del nostro impegno personale e politico: riconoscimento della centralità della persona umana; la famiglia “cellula fondamentale ed elemento prezioso di ogni società”; le istituzioni educative; la ricerca, soprattutto di fonti alternative di energia per la difesa dell’ambiente; il lavoro, capace di ridare dignità e sicurezza alle persone per costruire una famiglia ed educare i figli; la angosciosa questuone migratoria…

Come potete osservare, ce n’è per tutti: per tutti quelli che vogliono spendere almeno uno spicciolo del loro tempo, energie, creatività per rendere questo mondo più vivibile e giusto, nella fraternità e nella solidarietà. Piantati sulle forti radici che anche il cristianesimo ha collaborato a impiantare nella storia, con lo sguardo più attento al presente seppure complesso ma non impossibile, con nel cuore quell’inguaribile, incrollabile speranza che ci viene dalla promessa di Colui che ha vinto la morte ed è diventato Signore della storia:”Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”(Matteo 28,20).

 

don Claudio