Le feste che celebreremo rappresentano il cuore della fede cristiana. L’apostolo Paolo afferma che ‘se Cristo non fosse risorto la nostra fede è vana e noi saremmo i più miserabili tra gli uomini’ (1 Cor. 15,14).
La Pasqua è il vertice dell’amore di Dio nella persona di Gesù, il Cristo, un amore che abbraccia e salva la storia degli uomini e l’universo intero che ora ‘geme come nelle doglie del parto di un mondo nuovo’. E l’amore che Gesù ha portato al limite offrendo liberamente la sua vita sulla croce per la nostra liberazione, è il suo comandamento, quello che riassume la Legge e i Profeti, la Bibbia intera.
Questa lunga introduzione per comprendere che vivere la Pasqua è intessere ogni giorno di amore, di misericordia, di bontà, di compassione, di tenerezza e di perdono.
Questo rende leggero il cuore e la vita e meno pesante e più sopportabile la croce quotidiana che la sequela di Gesù comporta.
Ma come descrivere, invece, chi vive nel non-amore, nell’invidia, nel rancore coltivato per anni, nell’indifferenza per chi lo circonda, nella paura di donare, se non addirittura nella falsità, nello sfruttamento dell’altro, nell’ingiustizia vestita di onorabilità? Come scrive Giovanni nella sua prima Lettera (3,14): “Chi non ama è nelle tenebre, rimane nella morte”. Una risurrezione da questa morte diventa possibile soltanto con un radicale cambiamento di rotta e con l’opera della misericordia di un Padre.
Concretamente un amore vissuto e praticabile, oltre i facili sentimentalismi, è quello indicatoci da papa Francesco in questo Anno Santo: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina” (MV,15). Vorrei sottolineare come, a fronte di ancora tanti gesti di carità materiale, è più che mai necessaria una maggiore attenzione alle povertà spirituali, meno visibili, ma spesso più reali di quelle esibite materialmente sui marciapiedi della nostra città. Quante solitudini, crisi personali e familiari, dubbi ed angosciose ricerche di senso alla vita, depressioni, rifiuti, emarginazioni, tradimenti, smarrimenti …!
È qui che è necessario far risplendere la luce, la speranza, la Pasqua. È a questi quasi invisibili mali che dobbiamo prestare attenzione ed offrire con rispetto e delicatezza il nostro ascolto, aiuto, amore. Perché all’amore tutto è possibile! Anche vincere la morte che abita nel cuore incapace di amare.
don Claudio