Il festeggiato è un bimbo, nato in un rifugio per animali perché i genitori non avevano trovato altro posto (vangelo di Luca 2,7). Per i credenti quel bambino è il Figlio di Dio. Lasciata la grandezza della sua realtà divina, si è vestito di carne umana (Giovanni 1,14), non solo per condividere la nostra condizione fatta di gioie e dolori, problemi e speranze, lotte e delusioni, ma per portarci la Buona Notizia che il Padre di tutti ci ama, ci perdona, ci libera, ci salva. E Lui è la Parola-Carne che realizza questo non solo nella sua umile nascita, ma in tutta la sua esistenza, fino al dono supremo di se stesso sulla croce ed alla sua risurrezione dai morti, formidabile e invincibile risposta alla sua amorosa fedeltà a Dio ed agli uomini.
Fin dalle sue prime parole e dichiarazioni, papa Francesco si è richiamato a Gesù ed ha dichiarato di sognare una Chiesa povera, con i poveri e per i poveri. C’è da fidarsi guardando alla sua vita nella metropoli argentina, allo sfrondare tante cose superflue e controproducenti nelle stanze e nelle solenni celebrazioni vaticane.
Ma Francesco (già questo nome assunto per la prima volta da un vescovo di Roma è un programma) ha detto anche con chiarezza estrema sulla grande piazza che la Chiesa non è solo il Vaticano, ma siamo tutti noi, ogni battezzato nel nome di Gesù! Ad ognuno che vuole realmente chiamarsi e vivere da discepolo del Gesù di Betlemme e del Calvario, è richiesto di comportarsi di conseguenza, sullo stesso sentiero di sobrietà, umiltà, condivisione.
Qualcosa la Chiesa delle ‘alte sfere’ lo ha già fatto in questi ultimissimi anni, sganciandosi, ad esempio, dall’abbraccio mortale della politica (il legame con il potere ti rende meno libero, ti tappa la bocca); con una maggiore trasparenza delle finanze vaticane; ma anche con gesti clamorosi e ‘parlanti’ come la prima visita a Lampedusa; senza elencarne altri che la cronaca registra con curiosa ammirazione.
Quali sono i tesori che la Chiesa, tutti noi, possiamo regalare a questo ‘povero’ mondo? Non quelli dei musei e delle chiese che sarebbero certamente mal custoditi ed anche venduti (vedi la cronaca). Quando Pietro e Giovanni alle soglie del tempio si videro stendere la mano da un povero, dissero: “Soldi non ne abbiamo, ma quello che abbiamo te lo diamo volentieri: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina”. Ecco il tesoro unico e inestimabile che la Chiesa, tutti noi, siamo chiamati a dare al mondo e che costituisce l’essenza della sua missione. Dare al mondo Gesù Cristo significa ridargli bellezza (quanta volgarità imperante!), libertà autentica, speranza certa e non illusioni. Perché proprio per questo è nato quel Bambino: da ricco che era, si è fatto povero per fare ricchi noi.
Don Claudio