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Egregio Signor Direttore,

in questi giorni è salita la discussione sulla proibizione delle Messe (eccettuati i funerali a numero chiuso).

Ci viene detto che la trattativa tra i Vescovi italiani (CEI) e la Presidenza del Consiglio sta proseguendo e cercando una soluzione ragionevole per ambedue le parti tutelando la salute pubblica e il diritto alla professione del proprio credo. Leggo anche come nella laicissima Francia questo permesso verrà dato con il 1° giugno e la Bild annuncia l’inizio prossimo delle celebrazioni religiose, ma con la proibizione di cantare.Mi permetto, allora, di dire anch’io la mia sull’argomento su una linea non so quanto condivisa.

L’Eucaristia viene definita dal Concilio Vaticano 2° come “il culmine e la fonte della vita cristiana”. E’, quindi, il grande tesoro di quanti fanno di Gesù Cristo il loro punto di riferimento nella vita. Più che comprensibile, quindi, il rammarico per la sua prolungata assenza nella vita delle comunità. In essa, infatti, ricordiamo ed attualizziamo l’estremo gesto di amore di Cristo per l’umanità: il libero dono della sua vita sulla croce.

Ed è proprio su questo registro, l’amore, fondamento e criterio della vita cristiana, che vorrei impostare la mia risposta e proposta al problema citato.

Rinunciare ad una cosa ed a una persona cara – quante cose e persone abbiamo perso in queste settimane! – è possibile solo se alla sofferenza della perdita e rinuncia uniamo una motivazione d’amore. In pratica: i cattolici italiani che in questi mesi (in Caritas, volontariato, famiglie, parrocchie, ospedali, prossimità, ecc.) hanno dimostrato un autentico segno di fraternità condivisa, rinunciano ancora per qualche tempo (speriamo poco!) alla Messa, come un regalo d’amore ai loro concittadini e fratelli, senza rivendicazioni e pretese. E’ troppo? E’ impossibile? Quante lezioni silenziose di solidarietà ci sono state date in questo tempo!

E’ vero, però, che nella fede troviamo consolazione, coraggio di resistere, speranza di futuro. Come ovviarvi senza la Messa?

C’è una strada, secondo me, poco praticata per nutrire la fede in tempi di ‘magra’: è la Parola di Dio, il Vangelo, la Bibbia intera che una gran parte di noi ormai ignora, non solo nelle risposte ai quiz televisivi, ma anche davanti ai capolavori dei nostri sommi artisti nelle chiese e nelle mostre d’arte. Abbiamo oggi palinsesti zeppi di Messe e Rosari. Ecco, allora, la proposta, ormai tardiva: perché le regie non hanno proposto, invece, dei brevi, intelligibili reading del Vangelo, dei profeti e anche, perché no, dell’Apocalisse che è la rivelazione del piano di Dio sulla storia del mondo? La Messa è sempre preceduta dalla proclamazione della Parola. Questa è la porta che ci introduce ad una comprensione profonda e attuale per la nostra vita quotidiana.

E’ una risorsa alla portata di molti e che l’intelligenza, la libertà interiore, il cuore sapranno usare durante questo estenuante digiuno eucaristico.

                                                                                                                 Don Claudio COMO

[Articolo pubblicato sul Messaggero Veneto e sul Gazzettino]